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martedì 26 giugno 2012

Agriturismo Cré Seren, Valsusa.


Testo e foto: Gabriele Merlo

Durante il mio reportage sulla Valsusa ho parlato in lungo e in largo della bellezza di questa valle e dell’unicità dei suo patrimonio enologico, ma poco ho detto sulla bontà dei suoi cibi.
Una degna rappresentazione di quello che la valle può offrire in questo senso mi è stata fornita dalla cucina dell’Agriturismo Cré Seren. Scoperto su internet, dove era oggetto di lodevoli recensioni, ho voluto provarlo personalmente durante la mia pausa pranzo… Beh… Niente di più vero fu mai scritto, ho mangiato decisamente bene!
I piatti sono semplici, senza sfarzi ne tentativi di strafare ma sono buoni e tipici, preparati utilizzando materie prime di produzione propria che mi hanno ricordato per molti versi la semplice cucina casalinga della nonna. Le verdure e gli ortaggi sono di stagione e coltivati nei campi vicini all’agriturismo, le carni provengono dagli animali delle proprie stalle e la pasta è fatta rigorosamente in casa.
Ma i valori aggiunti dell’Agriturismo Cré Seren sono altri due: produzione di ottimi vini di montagna Valsusa DOC con le uve Avanà e Becouet coltivate a pochi metri dall’agriturismo (e per me è decisamente un valore aggiunto) che si sposano alla perfezione coi piatti assaggiati; ma soprattutto la certificazione per alimentazione senza glutine. La titolare nonché cuoca Serena e sua figlia sono infatti celiache e sanno cosa significa non riuscire a trovare in un menù qualcosa da poter scegliere, con qualche giorno di preavviso vi cucineranno un intero pranzo senza glutine ma pieno di sapore e qualità. 


Non voglio descrivere i piatti che mi sono stati proposti, lascio a voi la sorpresa, uno però mi ha decisamente colpito: le polpette di carne di maiale nostrano e mele, ricoperte di farina di mais e accompagnate da una salsa agrodolce e piccante di mele, una sola parole per desciverle: favolose!
Una volta finito di pranzare, assaggiate le diverse grappe di produzione propria (notevole quella con le dolcissime prugnette ramasin) e fate quattro chiacchiere con Serena che ci accolto con gentilezza e grande ospitalità, poi, passeggiate per la minuscola frazione San Rocco per godere del bellissimo panorama immersi nel silenzio della valle. 

Per maggiori iInfo

Agriturismo Cré Seren
Fraz. San Rocco, 10
10050 Giaglione (TO)
Tel.: 0122629264 – Cell.: 3356083966

mercoledì 20 giugno 2012

Week end con il cane. A Bibione, in Veneto


In occasione dell'inaugurazione della prima tappa di Dog Trip, sono stata in Veneto a Bibione per il week end.
L'occasione per conoscere questa località è stata davvero "lampo", siamo arrivati il venerdì sera tardi e siamo ripartiti la domenica pomeriggio sul presto.
Quello che ho fatto e visto, è stato in funzione della mia piccola bassotta. L'intento era proprio quello di scoprire ciò che la zona offre a riguardo del turismo a 4zampe.
A Bibione ho trovato gente cordiale e disponibile nei confronti delle famiglie che amano passare le vacanze con i propri animali da compagnia. In quasi tutti i bar si può entrare tranquillamente con il cane, ovunque ci sono persone che portano a spasso il loro 4zampe.
Molti di questi sono stranieri, soprattutto tedeschi. La passeggiata è pulitissima e attrezzata. Dappertutto ci sono cestini per la raccolta differenziata, wc puliti, aree giochi per bambini, parchetti ombreggiati. Ho visto una famiglia con un bimbo piccolissimo, accompagnata da due grandi labrador, passeggiare con tranquillità sul viale principale di Bibione adiacente al mare e mi sono detta che, probabilmente, la tipologia di famiglia che voglio è proprio quella.
Dite quello che volete, ma io ho notato un rapporto speciale fra questi bimbi e i loro cani.
 

Per quanto riguarda il soggiorno, siamo stati ospiti dell'Hotel Playa e poi abbiamo passato una bellissima giornata alla Spiaggia di Pluto, la spiaggia attrezzata per cani. La sera siamo stati ospiti del Villaggio Turistico Internazionale e abbiamo cenato al Ristorante al Mare (Per tutte le info sui dettagli delle strutture e i diari di viaggio clicca QUI).
Il nostro week end non è stato certo all'insegna del divertimento sfrenato, portare in giro un cane è un pò come avere un bimbo a dietro. Devi fargli fare i bisognini, garantirgli sempre acqua, farlo mangiare, non farlo stancare troppo, ecc. Del resto, non abbiamo trovato discoteche pronte ad ospitarci ^___^
Nonostante tutto, ci siamo coccolati con buon cibo e vino e ci siamo concessi piacevoli passeggiate in una località che ci è parsa davvero attrezzatissima per questa tipologia di vacanze.
Ho sentito dire che a Bibione è possibile effettuare anche svariate escursioni. Ad esempio, alle porte del paese, c'è il Centro Ippico Valgrande, che organizza passeggiate con cavalli nel verde dei dintorni. Inoltre, è in fase di realizzazione, un Parco Marino sommerso di 50 ettari che vedrà la realizzazione di una barriera artificiale al largo della costa per preservare l'ambiente. Io non ne avevo idea, ammetto che dalla spiaggia l'acqua non è una meraviglia, ma a quanto pare il tratto di mare che lambisce la spiaggia di Bibione racchiude in sé un grande tesoro sommerso. Un fondale affascinante, caratterizzato da una miriade di colori, ricco di forme di vita e numerose rocce sommerse.
 
Consigliatissimo anche il percorso da fare in bici, o per i più sportivi a piedi (attenzione perchè la strada è sterrata) per raggiungere l'area del faro.
Per chi volesse uscire da Bibione, ad appena 30 km c'è Portogruaro, considerata la piccola Venezia di terraferma con i suoi Palazzi rinascimentali, lo shopping griffato e il mercato settimanale lungo Corso dei Martiri.

Io non ne faccio mistero, ci voglio sicuramente tornare.
 

Hotel Playa**, Bibione
Ingresso della Spiaggia di Pluto, Bibione
gli ombrelloni della Spiaggia di Pluto
Spaghetti al Coccio del Ristorante al Mare, Villaggio Turistico Internazionale****Bibione
Per vedere il reportage fotografico completo su fb, clicca QUI

martedì 19 giugno 2012

Incontro tête-à-tête con LetsBonus. #Letswineand #travel e piacevoli sorprese

Gruppo #Letswineand #travel 
Circa una settimana fa, sono stata invitata da Michele Aggiato (che ringrazio ancora), ad un simpatico evento organizzato da LetsBonus: il primo di una serie che mira a coinvolgere blogger, alcuni clienti e i ragazzi del settore travel di LetsBonus.
Nel dettaglio, si è trattato di un piacevole aperitivo fra gente curiosa di conoscersi e scambiare esperienze e opinioni. Il ritrovo in un locale molto carino: il Serendipico. I milanesi non potranno che conoscerlo, è quello che strizza l'occhio alla scenografica fontana del Castello Sforzesco.
Ai tavoli, il giusto mix composto da offerenti e fruitori di un servizio, da noi Travel blogger e da vino e stuzzichini che hanno reso ancora più piacevole la chiacchierata informale, ma interessante ed istruttiva dal punto di vista delle tematiche legate al turismo e alle proposte di questa azienda.

Io sono quella che in alcuni post come QUESTO, ha dichiarato guerra ai coupon. Quella con la febbre da coupon e che spesso si è lamentata per i disservizi, perlopiù legati alla poca professionalità di alcuni commercianti.
Per tutto questo, mi è servito ancor di più, mettermi a confronto con delle persone in carne ed ossa, dare un volto a chi quotidianamente lavora in un'azienda come LetsBonus e fare domande, chiedere e scambiare opinioni utili per comprendere la filosofia che sta dietro ad un servizio del genere.
Pollice alzato anche per la scelta di coinvolgere alcuni fra i clienti e non per forza i più frequenti. Come nel caso di Marta, una giovane ragazza, amante dei week end last minute e sempre pronta a partire per nuove mete, usufruendo di offerte speciali.
La sezione Travel di LetsBonus, spazia da week end lunghi, a pacchetti di medio-lungo raggio. 
Io, fino ad ora, ho provato un week end adrenalinico in Val Sesia in cui ho fatto rafting per la prima volta  (potete leggere il post QUI  e un week end lungo a Parigi, dove ho trascorso il mio ultimo Capodanno (potete leggere il post QUI).





lunedì 18 giugno 2012

Valle d’Aosta, realtà diverse a confronto (I parte: Di Barrò)


Testo e foto: Gabriele Merlo

La regione più piccola d’Italia, un’unica provincia, una lunga valle solcata dalla Dora Baltea circondata da montagne maestose, così può essere descritta geograficamente la Valle d’Aosta che ho avuto il piacere di visitare nuovamente in occasione di Cantine Aperte 2012.
In una regione famosa per le lunghissime piste da sci, i verdi pascoli e i castelli medioevali, dove può trovare spazio la coltivazione della vite? 

Oltretutto, in un ambiente il cui clima non sembrerebbe favorevole alla produzione di grandi vini, abituati a pensare a vigneti adagiati su dolci colline e non circondati da cime innevate. La superficie vitata di questa regione è piccola ma i vigneti sono molti e i vini che producono di ottimo livello: la Valle d’Aosta è un piccolo scrigno di vitigni autoctoni. Il Petit Rouge, il Prie Blanc, il Fumin, il Cornalin, il Mayolet e tanti altri sono coltivati esclusivamente in questa regione e godono delle notevoli escursioni termiche giornaliere e stagionali che favoriscono una giusta maturazione del frutto e il manifestarsi d’intensi profumi.
Sebbene la Valle d’Aosta abbia una sola DOC omonima, possiede ben sei sottozone, ognuna con vitigni e caratteristiche completamente diverse dalle altre. In questo mio piccolo tour ho voluto comprendere le differenze di tre sottozone andando a far visita a produttori che rappresentano alla perfezione i territori. Le diversità che presenta questa regione non si fermano solamente al territorio, anche i produttori possono essere suddivisi in due differenti entità: i piccoli, anzi spesso piccolissimi, viticoltori indipendenti e le cooperative che, a differenza di molte altre regioni, qui producono volumi che arrivano a malapena alle 200.000 bottiglie riuscendo nel contempo a garantire grande qualità.
Dunque in marcia, accompagnato dal fido amico Valerio, verso le realtà vinicole di questa regione, strizzando un occhio anche a quelle gastronomiche tipiche, su tutte la Fontina e il Lardo d’Arnad.
L'azienda Di Barrò - Valle D'Aosta
Di Barrò, è il nome dell’azienda “famigliare” da me scelta che interpreta nel migliore dei modi la sottozona Torrette, a pochi chilometri dal capoluogo Aosta, in cui la coppia di proprietari Elvira Stefania Rini e Andrea Barmaz  vivono e coltivano i pochi, ma buoni, ettari di vigneti. Andrea, marito ed enologo, da pochi anni ha deciso di compiere una scelta coraggiosa e particolare, vinificare e fermentare il mosto esclusivamente in acciaio. La motivazione che l’ha spinto è stato il voler dare risalto nei propri vini all’impronta del territorio ma soprattutto del vitigno. Senza l’utilizzo del legno di botti e barriques, all’olfatto e durante l’assaggio, si riescono infatti a percepire nettamente gli aromi primari e secondari, quelli caratteristici delle uve e dell’ambiente, senza alcuna intromissione di note tostate e vanigliate date dal passaggio in botte. Questa scelta sarebbe stata controproducente se i vini di Andrea non avessero avuto grande struttura e fossero stato vini semplici, ma in questo caso la scommessa è stata vinta poiché il Petit Rouge, il Fumin e gli altri vitigni coltivati nel terroir di Saint Pierre nella sottozona Torrette, conosciuta per i suoi vini da diversi secoli, ci hanno regalato sensazioni gusto-olfattive presenti nei rossi di grande stoffa.


La degustazione orizzontale dei vini dell’azienda ha valorizzato la scelta di Andrea: ogni vino aveva un suo carattere ed un suo gusto personale e su tutti mi hanno colpito il delizioso Fumin e il grande Torrette Superieur Ozan (già conosciuto come “Vigne de Torrette”): di un bellissimo rubino esprime al naso sentori di sottobosco, funghi, erbe alpine e una delicata speziatura. Molto buono e di piacevole beva nonostante la struttura sorretta da una forte spalla acida e una pungente sapidità; anche all’assaggio ritorna una punta speziata, non data sicuramente dal legno ma dal terroir della zona, insomma un vero e proprio sorso di Valle d’Aosta.
Un ultimo elogio va sicuramente alle signore della famiglia Rini e Barmaz per aver preparato gli squisiti accompagnamenti gastronomici da abbinare ai vini proposti in assaggio per rendere più piacevole la permanenza in cantina: non solo gli ottimi lardo d’Arnad, mocetta e fontina ma anche le stuzzicanti mousse e la buonissima crostata con marmellata di lamponi, tutte fatte in casa, non riuscivamo più a fermarci con gli assaggi.
La cantina Di Barrò non sarà turistica o scenografica, piena di botti e barrique, punta sulla funzionalità ed è quasi più simile ad un garage, ma per quanto riguarda l’accoglienza e i vini offerti merita un punteggio molto alto e sicuramente una visita… E’ proprio vero che l’abito non fa il monaco!        


Maggiori Info:
Di Barrò
Località Château Feuillet 8
11010 Saint Pierre (AO)
Tel.: 3332935049 / 3384250994




giovedì 14 giugno 2012

India. Gange, il fiume sacro. (I°parte)


Testo: Elisabetta Ferrari
 
Il mio ultimo viaggio, che vi ho raccontato qualche mese fa, riguardava l’India, precisamente Mumbai.
Oggi  voglio presentarvi un’altra India, ricca di tradizioni e spiritualità.
Per conoscere le usanze e le credenze più antiche, di questo straordinario paese, abbiamo seguito i consigli di un amico effettuando così un viaggio lungo il corso del Gange, il fiume più sacro e venerato dell’India.
La mitologia hindu racconta che all’inizio dei tempi Ganga, così viene chiamato il Gange dai suoi devoti, era un fiume celeste che scorreva nel mondo degli Dei. Il dio Vishnu misurò con tre passi il cosmo, che aveva la forma di un uovo, fece un foro alla volta celeste con l’alluce del piede e così,  l’acqua del fiume, cominciò a cadere sulla nostra terra con una grandissima forza. Il dio Shiva, per diminuire l’immensa  forza dell’acqua, decise di accogliere il fiume su di lui prima di lasciarlo cadere sulla Terra. Quando si osserva l’immagine di Shiva, si può notare che sopra i capelli raccolti c’è una striscia azzurra, si tratta proprio dell’acqua del Gange che cade dal cielo. Questo è il significato del gesto che compiono i devoti: bere un sorso d’acqua per purificarsi e versare il resto nel fiume per rievocare la discesa del Gange sulla Terra.
Naturalmente qui nessuno si preoccupa che l’acqua del fiume sia inquinata, soprattutto a valle. Purtroppo nel Gange si riversano gli scarichi di alcune città oltre alle ceneri e i resti di moltissimi cadaveri che, per tradizione, vengono prima bruciati in riva al fiume, accompagnati da mantra e canti dei parenti che invocano una buona reincarnazione per il proprio caro. Durante il nostro soggiorno a Varansasi, prima tappa del nostro viaggio, abbiamo potuto assistere a questa funzione ed è stato davvero molto suggestivo.
Varanasi, conosciuta anche con il nome di Benares, è la città più antica del mondo e la città più santa per gli hindu, sicuramente meta ideale per tutti coloro che vogliono conoscere il lato più antico e spirituale dell’India.
La città è ricchissima di cultura, la definirei un “museo a cielo aperto”, nei suoi ashram, i luoghi di preghiera e meditazione,  vissero filosofi, poeti, teologi, e la sua spiritualità è legata al fiume sacro.
 
Varanasi – preparazione della legna per bruciare i defunti
Varanasi viene anche definita la città dei morti, ed è considerata il luogo ideale dove morire perché qui si assicura l’immediata ascesa verso il paradiso di Shiva. Giornalmente, lungo le sponde, si possono vedere centinaia di devoti che compiono bagni rituali nell’acqua per poi pregare sulle scalinate, chiamate Ghats, che collegano il fiume ai templi. Qui si respira un’atmosfera particolare, unica, ed è possibile cogliere la vera realtà spirituale che caratterizza l’India.
I Ghats sono il cuore della città, molto affascinanti soprattutto se visitati alle primissime ore del mattino. Alle prime ore dell’alba i devoti cominciano ad arrivare per iniziare la giornata con un bagno nel fiume, seguendo complessi rituali spesso accompagnati da esercizi yoga. Durante tutto il giorno la sponda del fiume è affollatissima di devoti con indosso abiti coloratissimi, incontriamo persone che praticano esercizi  yoga, vecchi sadhu che meditano, astrologi che rivelano il futuro, guru che spiegano le loro dottrine, venditori ambulanti, mendicanti che chiedono la carità.

Varanasi- ghats in pieno giorno affollato di devoti


Al tramonto arriva l’ora della preghiera e della cerimonia in onore della dea Ganga. I bramini cominciano a bruciare gli incensi, a suonare le campane e recitare i mantra, mentre gli altoparlanti diffondono canti devozionali.  L'atmosfera è quasi surreale, si respira un’aria magica, mistica e restiamo incantati ad osservare le centinaia di persone che si muovono seguendo il ritmo della musica.
La città, al buio della sera, assume un aspetto molto più misterioso ma decidiamo di fare un giro a piedi attraverso i suoi vicoli. Raggiungiamo un piccolo tempio e un anziano signore ci fa cenno di entrare, così ci liberiamo delle nostre scarpe, e accettiamo ben felici l’invito. Siamo stati per un lungo periodo in silenzio, circondati solo dal profumo degli incensi e dalla luce delle candeline accese. Ad un certo punto Babaji ( Baba è il termine che si usa per indicare una persona anziana e di rispetto,  Ji significa signore)  mi porge in dono il suo mala, ovvero il rosario,  ed io gli offro il mio. Dopo questo gesto ci salutiamo e ci incamminiamo verso il nostro albergo.


Varanasi – donne indiane porgono al fiume le offerte

Questo primo giorno di viaggio, lungo il Gange,  è stato davvero molto emozionante. Trascorre l’intera giornata sui ghats ad osservare i diversi rituali, le cerimonie, è stata un’esperienza ricca e unica,  terminare poi la giornata ricevendo un caldo benvenuto e la benedizione da parte di un Baba è stato magico.
Non potevamo iniziare meglio il nostro soggiorno nella città dove vita e morte convivono insieme con grande naturalezza.
E’ difficile raccontare l'atmosfera e il fascino di Varanasi, un pezzo del mio cuore è rimasto in questo luogo, felicemente intrappolato tra magia e riti!
  

venerdì 8 giugno 2012

Terroir Vino, Genova.

Cosa: L'incontro tra vino, persone e web, Ottava Edizione


Dove e quando: Lunedì 11 Giugno 2012 - Magazzini del Cotone, Porto Antico di Genova
Dalle ore 10.00 per gli operatori, dalle ore 14.00 per il pubblico, chiusura ore 20.00 + eventi associati

TerroirVino è l'evento annuale organizzato dalla commissione degustatrice di TigullioVino, wine magazine italiano online da aprile 2000. Potevamo perdercelo?

 Il nostro personale Sommelier :D, partirà per Genova per partecipare e poi raccontarci la sua esperienza.
Un’occasione unica di verifica e confronto con i protagonisti dell'informazione online, gli operatori del vino e i lettori, TerroirVino è un banco d'assaggio di qualità superiore.
Vino, persone, web e territorio sono le fondamenta di questo incontro.

Anteprima di Villa Spinola - Genova
Gli eventi collegati, sono moltissimi. Uno fra i tanti, al quale avremo il piacere di partecipare, è VUU Vinix Unplugged Unconference, la non-conferenza su vino, cibo e interazione online, che si terrà durante la giornata di Domenica 10 giugno 2012 presso i Magazzini del Cotone. Un incontro informale, rispetto alle solite conferenze, dove sarà possibile incontrasi, conoscersi e fare networking.
Qui, la lista dei partecipanti alle presentazioni.
Dopo VUU, ci si troverà tutti per una gustosa cena Unplugged a Villa Spinola.

Vi allego i link al sito ufficiale e ai vari eventi collegati a Terroir Vino.

DDB – Degustazioni dal Basso. Vini e territori raccontati facile da appassionati autoctoni
GWC – Garage Wines Contest. Confronto fra vignaioli dilettanti
BWD – Baratto Wine Day Nazionale. Libero scambio di vini e cibi

Seguite i numerosi eventi su twitter:  #terroirvino, #vuu, #gwc, #bwd

Terroir Vino - Vino, persone, web
Una manifestazione a cura di TigullioVino.it
Web : www.terroirvino.it - E-mail: info@terroirvino.it
Tel. +39 347 2119450 Skype: filippo.ronco

martedì 5 giugno 2012

Il Parmigiano della solidarietà, omaggio all' Emilia ferita


Testo e foto: Gabriele Merlo

Ognuno di noi ha dei posti che ha visitato diverse volte e che gli sono rimasti nel cuore, l’Emilia è per me uno di questi. Sono stato spesso a Modena e Bologna, ho fatto passeggiate romantiche a Vignola, gironzolato per i mercatini d’antiquariato a Spilamberto, pranzato con gnocchi fritti, salumi e lambrusco a Castelvetro, a Carpi ho camminato nella grande piazza di giorno e assaporato la spensierata vita notturna nelle sere d’estate, ho ascoltato concerti a Reggio Emilia, assistito al carnevale di Cento e visitato tanti piccoli borghi e paesi; senza contare le chiacchierate e le risate fatte con la gente che abita questi luoghi, persone semplicemente splendide.
Ora che uno dei miei luoghi del cuore è scosso da una terra che nonostante la sua grande generosità sembra voglia fare i capricci, ora che la gente che vi abita è angosciata, frustrata, in ginocchio ma che non vuole mollare, ho deciso di ricambiare il favore e cercare di aiutare questi paesi e la gente che mi ha permesso di trascorrere deimomenti unici. Non mi sono bastati gli sms inviati o i bonifici, ho voluto fare qualcosa di più diretto, per godere nel contempo ancora una volta del silenzio della campagna e assaporare la sua autentica cucina.
L’occasione per aiutare concretamente e ritornare in Emilia mi è stata fornita girovagando, come faccio spesso, sui social networks e su internet: il terremoto non ha seminato morti edistruzione solamente nelle case o nei capannoni industriali, anche diversi caseifici, produttori dei formaggi forse più famosi al mondo, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, sono stati colpiti da questa disgrazia, le sale di maturazione sono crollate e tantissime forme che dovevano diventare preziosi formaggi si sono crepate, o non potranno più invecchiare. I caseifici danneggiati hanno dunque deciso di mettere in vendita i propri formaggi per poter recuperare, almeno in parte, dal disastro che li ha colpiti.
Uno dei caseifici che ha subito numerosi danni è stato quello dell’Azienda Agricola F.lli Caretti di San Giovanni in Persiceto, centinaia di forme di Parmigiano Reggiano sono cadute e si sono rotte, altre sono rimaste schiacciate dal peso di quelle poste ai livelli superiori.


I proprietari, tuttavia, non si sono persi d’animo ed hanno deciso, su autorizzazione del consorzio, di tenere aperto il proprio punto vendita a Zenerigolo nei giorni di sabato e domenica e organizzare una vendita straordinaria, per dar modo a chiunque avesse voluto andare a trovarli, di acquistare il proprio formaggio che non potrà più essere stagionato, se non in altri locali adatti allo scopo. Il caseificio stesso, così come gli altri che hanno subito gravi danni, si è attivato anche per accettare prenotazioni ed inviare successivamente le quantità richieste. Un aiuto a questa azienda è stato fornito anche dall’Associazione Altamarca di Valdobbiadene (www.altamarca.it)che ha offerto numerose bottiglie di Prosecco dei produttori associati da abbinare in uno squisito connubio all’ottimo Parmigiano Reggiano dei F.lli Caretti per rendere più piacevole la giornata.
È stato bello vedere centinaia di persone provenienti da diverse parti d’Italia prendere letteralmente d’assalto il punto vendita che, a fatica, riusciva a stare dietro alle richieste. Non so se è più per amore per questa terra, o per una profonda sfiducia nelle istituzioni che tutti sono disposti ad aiutare la popolazione emiliana e le aziende in difficoltà; alla richiesta di aiuto che i caseifici danneggiati hanno fatto, la gente sembra tuttavia aver risposto al massimo delle proprie possibilità; chi comprando pochi pezzi, chi forme intere.
Qui sotto trovate alcuni link chepotrebbero tornarvi utili qualora voleste dare anche voi una mano ai caseifici danneggiati dal terremoto:

La giornata nella mia amata Emilia si è conclusa con un eccellente pranzo all’Antica Osteria di Recovato, che recensirò in seguito, e con un tour nell’antica Rocca di Vignola che merita assolutamente una visita se poi la unite, come nel mio caso, all’acquisto delle dolcissime ciliegie.
A proposito, qualora amaste particolarmente questo frutto, il prossimo weekend (9-10 Giugno 2012) si terrà, lungo le strade del borgo, la rassegna “Vignola è tempo di Ciliegie
(per info: www.comune.vignola.mo.itwww.vignolagrandidee.it), durante laquale si terranno concorsi, balli, assaggi in cui la rinomata ciliegia sarà l’assoluta protagonista.

Spero che anche voi ritorniate con il bagagliaio, ma soprattutto con la pancia, pieni delle leccornie che questi luoghi hanno da offrire, senza farvi scoraggiare da questa terra che sembra non voler più smettere di ballare anche lei il liscio.





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