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mercoledì 31 agosto 2011

IL VIAGGIO DI CHI RIMANE


Questo è il viaggio particolare, per alcuni forse banale, di chi resta. Non me ne vogliano gli amanti delle terre lontane, dei paesaggi mozzafiato e delle culture sconosciute. Dopotutto lo diceva anche Marcel Proust che "Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi." 
E allora eccomi: antropologa improvvisata, acuta osservatrice della mia città che ad agosto cambia volto. Esco da casa e incontro i vicini che caricano, accaldati, le ultime valigie. Ogni fatica è resa sopportabile dal pensiero tangibile della vacanza. E non ha prezzo. Il telegiornale quasi dimentica la solita politica e parla di esodo, di bollino nero e di strade impraticabili, prima di passare alla notizia del gattino salvato in extremis. 
Il Duomo di Milano
Sul treno che porta verso Porta Venezia, siamo solo io, due extracomunitari e la voce metallica del disco che indica in che stazione ti trovi, ovviamente sbagliando. Se sfortunatamente (o meglio, abitualmente) la porta è bloccata, puoi dirigerti con una certa calma verso quella successiva, consapevole del fatto che non dovrai né scavalcare, né essere scavalcato da migliaia di persone. L’aperitivo in Brera è scandito dalle solite chiacchiere con gli amici rimasti. In sottofondo vociferare di lingue straniere. Per questa volta i turisti non siamo noi. I parcheggi si trovano con facilità, non devi uscire alle sei di sera per arrivare puntuale alle otto. Il Duomo, ben esposto alla luce rossastra del tramonto, è uno spettacolo per piccioni, cinesi e gruppi di turisti che ascoltano incantati le loro guide.
Le serrande dei negozi, sono abbassate. I cartelli indicano che l’esercizio riprenderà ai primi di settembre. Anche la frenesia va in vacanza. La cosa migliore, nonostante tutto, è riuscire a vedere la propria città con altri occhi. Quante volte sono passata in Piazza Duomo, camminando a testa bassa. So che il Duomo c’è, e so quanto vale. Ma chi si è mai fermato a osservarlo sul serio? Come ho fatto in Plaza Mayor a Madrid, con la Basilica di S.Pietro ai miei piedi in Vaticano, con la Tour Eiffel a Parigi, con il big ben a Londra, con la Torre di Vigeland a Oslo e in tanti tanti altri luoghi magici dove ho lasciato un pezzo di me. Questa non è che l’ennesima dimostrazione di come la routine offuschi le nostre sensazioni.In questo caso i miei occhi. Allora ho approfittato di agosto per conoscere davvero Milano, per girarla, vedere, ascoltare, toccare, allargare i miei sensi. 
Fino a che un giorno mi sono svegliata e alla stazione ho ritrovato la solita coda chilometrica per fare l’abbonamento del treno. Ho capito che stavo tornando dalla mia vacanza… e come al solito ero ferma in “coda”.




Pubblicato su:
http://viaggi.corriere.it/diari-di-viaggio/europa/italia/viaggio_chi_rimane_140592.shtml


Testo e foto di La Ste

Vacanza in Portogallo, le città più belle da vedere. OBRIGADO PORTUGAL

Questo racconto di viaggio in Portogallo è risultato fra i migliori del concorso indetto nel 2010 su www.corriereviaggi.it grazie al quale ho potuto vincere una fantastica fotocamera Nikon D3000 che ora mi accompagna in tutti i miei viaggi!


Milano, aprile 2010: in un pub della periferia di Milano, quattro ragazzi muniti di cartina geografica, programmano il tour estivo nella pittoresca terra del fado. Porto, Fatima, Tomar, Portimao, Faro, Lagos, Sagres, Lisbona, Sintra e Cascais. Il 17 luglio, all’alba, salutano Milano sempre più piccola, dai finestrini dell’ aereo. Qualche ora dopo sono già in terra portoghese. L’aria è frizzante, nonostante sia luglio il vento scombina piacevolmente i capelli. L’afa: soltanto un lontano ricordo. Porto è un insieme disordinato di vecchie abitazioni con muri sgretolati e cime diroccate. È la città del vino Porto e dei gabbiani. 

Mercato rionale di Porto
Il folcloristico mercato rionale è una tappa imperdibile: vecchie dalla pelle di carta crespa, vestite di nero, ciondolano dietro bancarelle di frutta fresca, legumi, pesce e pane, esposti creando una straordinaria confusione. 
A Porto regna il caos che ti cattura. A primo impatto, l’occhio del turista, poco abituato alla bellezza rude di questa cittadina che ha sempre sofferto il contrasto con la sorella maggiore Lisbona, reagisce con disprezzo all’ostentata povertà. In realtà, a catturare l’attenzione, una volta entrati nella sua filosofia di vita, è proprio l’ anima autentica poco disposta a fornire gli agi imposti dallo stile preteso dalla popolazione di passaggio. Porto non accoglie il turista, esso stesso deve accoglierla. Porto si odia o si ama. Qualcuno ha deciso di amarla e lì, si promette amore reciproco. In un caldo pomeriggio di luglio, nella Cattedrale che affaccia sul Douro, gli sposi escono verso una nuova vita insieme.  
Fatima è un paese che con le sue pensioni rosa, le rotonde di recente costruzione, e i suoi alberghi, vuole rendere omaggio ai tre pastorelli, o al turismo ormai largamente diffuso in tutta la zona. Migliaia di negozietti fatti con lo stampino, propongono prodotti standardizzati. Per ora di spirituale c’è ben poco. La piazza è immensa, vista così: vuota, bianca e i due Santuari agli estremi. 
Fatima
Il forno con i ceri offerti
Al centro di quella abbacinante piazza, sorge la cappella dove si celebra la messa e il forno dove si offrono in dono i ceri di tutte le grandezze e forme. Alcuni raffigurano, creando un non so che di “macabro”, parti del corpo tra cui arti e organi, che simboleggiano i problemi fisici di ogni persona. Sporgendosi dalla bocca del forno si possono notare, oltre ai ceri mezzi fusi che colano tra le grate carbonizzate, le speranze e le preoccupazioni di migliaia di pellegrini. I ceri scompaiono, si fondono e gettano fumo nero. Dalla nube scura escono storie di vita, che ascoltando il vento che soffia nell’immenso piazzale, possono udirsi vibranti di tristezza, passare e volare via. Non si può spiegare Fatima. Perché Fatima non è la stessa per tutti. E’ “l’ampolla” dei pensieri. 

Portimao è la prima tappa dell’Algarve: delusione totale. Orribile insieme di blocchi di cemento tempestati di finestre che fanno a gara a chi ha un piano in più. A Portimao il comfort è tutto. A gran sorpresa, spiagge e mare sono intatte. Sabbia, finissima, schiaffeggia i bagnanti che si abbronzano senza patire il caldo grazie al vento che soffia imperterrito. L’acqua è uno specchio cristallino. I bagnanti non si azzardano; l’oceano gelido permette solo una rapida rinfrescata. Faro è la città delle cicogne: i nidi svettano sui tetti delle case, sui campanili delle chiese e persino sui lampioni. Vicino alla spiaggia sorgono le vecchie case dei pescatori. E’ un pittoresco paesaggio uscito da un quadro. 
Della piccola Lagos colpisce la pulizia, l’edificio piastrellato di verde smeraldo e il negozietto di una pittrice francese con gli occhi colore del mare. Sagres, con la sua fortezza, catapulta in un’altra dimensione. Una volta dentro le mura, solo un forte vento e degli scenari spogli ma spettacolari. Ammirare il tramonto in quel punto vuol dire scordarsi del resto del mondo: sopra il sole, sotto il mare che si infrange duro e spumeggiante sulle scogliere. La spettacolare luce arancione del giorno saluta la luna e accompagna per mano la sera, lasciandola nel punto più alto del cielo. La luna, alle nostre spalle, ancora spenta, sembra ridere beffarda del sole che lascia quello spicchio di cielo. Ma il sole, più maturo e sornione di lei, brilla per noi, che malinconici, già non vediamo l’ora di rivederlo.Cascais è un’immensa duna di sabbia che segue il vento. Il mare, con le sue creste bianche è la culla dei surf e dei kite. Le impronte dei piedi dei surfisti muscolosi, completano quello spettacolare quadro. 



L’imponente Lisbona è l’ultima meta del viaggio. Sembra fatto apposta che il tour si concluda con la struggente melodia del fado. Lì nascono migliaia di sapori, profumi, colori. Il Barrio allieta le serate. Dall’ Alfama il caratteristico tram giallo serpeggia per le viuzze. Poi Bèlem, Sao George, Praça do commercio e tanto altro. È venerdì di fine luglio nel Barrio, la gente non sa che quattro ragazzi presto lasceranno quel bel Paese. Ridono, ballano, ma oggi è meno festa di ieri. E brindando, anche se non lo sanno, già progettano un altro bel viaggio.

Altre foto:

Vista dalla cattedrale
Le cantine di Porto
Danze locali a Porto
Vista dalle coste dell'Algarve
Sole nel mare

Per vedere il reportage fotografico completo clicca QUI



INFO UTILI:


- Documenti d'identità: Per i cittadini italiani è sufficiente la carta d'identità valida per l'espatrio


- Vaccinazioni: non richieste


- Fuso orario: il Portogallo è un'ora indietro rispetto all'Italia


- Clima: a Nord, dove il paese è più montuoso il clima è atlantico con abbondanti precipitazioni durante l'anno, le correnti fresche dovute all'oceano lambiscono le coste, a sud di Lisbona e di Capo da Roca il clima è più arido ma comunque ventilato, in Algarve il clima e subtropicale


- Valuta: Euro
- Servizi telefonici: per chiamare dall'Italia al Portogallo si usa il prefisso +351, dal Portogallo all'Italia il +39


- Cucina: non totalmente differente dai sapori italiani. Pietanze tipiche: baccalà servito in vari modi, Porco a Alentejana (clicca quì per la ricetta) composto da carne di maiale e vongole stufate, la zuppa Caldo Verde (clicca quì per la ricetta) con patate e cavolo portoghese. Al ristorante vi serviranno degli appetitosi antipasti che pagherete solo se mangerete (non sono offerti). Dimensione delle porzioni, generalmente abbondante.

Pubblicato su: 

Corriere viaggi 
Latitudeslife


IL BACIO DELLA FORTUNA

Se in un freddino pomeriggio di ottobre mi fermassi lungo le strade della provincia milanese a ripercorrere i giorni appena trascorsi sull’isola sicula, penserei ai due luoghi come agli antipodi del nostro stravagante Paese. 
Italia come piccolo mondo a portata di mano. Modi diversi di vivere, di pensare, odori diversi, sapori differenti. Volti scavati. Gli uni dalla frenesia, gli altri dal sole che avvizzisce la pelle di chi ha passato una vita fra i campi o sulle proprie barche. Colori tra i più disparati e cangianti, o sulle medesime tonalità del grigiastro.Se dico Sicilia dico cordialità. Dico saggezza, dico cielo celeste che rispecchia nel mare. Dico passeggiate tra i sentieri che si fanno strada fra la folta vegetazione che non vuole smettere di bucare anche il cemento.Dico coste frastagliate, cime montuose e mentre lo faccio sento lo scirocco che smuove le ciocche verdi delle erbe selvatiche che crescono fra la sabbia. Inspiro l’odore tipico di sterpaglie e di brezza marina che accarezza i sensi ricordando l’estate. Riempio i polmoni più volte e cerco di farlo ogni volta di più come a farne rifornimento. Dovrà bastarmi per un lungo inverno. 
Se dico Sicilia dico Palermo. Grande città meravigliosa che troneggia fra i suoi monumenti. Palermo è storia che ti scruta dall’alto. In aereo, ci si fa la prima idea di quanto maestosa sia questa città. Punta Raisi svetta duramente sulla costa e sembra avvertire i visitatori. Non si può arrivare a Teatro Massimo, o ammirare la bellezza emozionante della Cappella Palatina, senza passare dalle vecchie vie scalcinate e in molti punti anche maleodoranti del capoluogo siculo. 

vie di Palermo
Teatro Massimo
Cappella Palatina
Mercato della Vuccìria
Non venite al mercato della Vuccirìa se le voci degli abbanniati vi disturbano, se non volete perdervi nella confusione più totale. Non immergetevi nel ventre del mercato del Capo, stretto budello che trasuda magnificenza ma allo stesso tempo scadimento e povertà se i vostri palati sono troppo fini. L’intricato labirinto di vie di questo via vai commerciale e antropologico, ospita coloro che sono disposti a provare la cucina di strada. Polipo bollito, patate, fritto misto, pane e panelle serviti fra i tavolini sistemati alla buona fra una bancarella e l’altra.Palermo se la guardi, lo fai fissandola dritta negli occhi, altrimenti equivale a dire non averla vista. 
 Se dico Sicilia, dico EtnaO Mungibeddu. Vulcano attivo più alto del continente europeo. Che ha donato poesia alla mia vacanza ma che ha portato durante la sua lenta attività, attimi di panico nei paesi sottostanti. Ai piedi dei crateri vi è ovunque sabbia nera. Sembra di essere su di un’orbita completamente travolta e inghiottita dalla lava.Veder crescere vegetazione in mezzo a quel tappeto fuligginoso ha dell’incredibile.E’un luogo che è stato plasmato dalle colate che la terra stessa ha rigettato. Un senso di particolare calma apparente avvolge.La cosa che più colpisce di quest’immensa distesa è che sia in gran parte invasa da coccinelle. Prima una. Sarà un caso. Porta fortuna. Poi un’altra e un’altra ancora. Che appariscente contrasto. Intenta a chiedermi il perché di tale fenomeno, mi piace pensare che esse proteggano il vulcano da nuove eruzioni.Con la loro corazza rossa lucida a pois neri, le si può trovare fra un sassolino e un altro a contribuire alla suggestività del luogo.Ora non ho dubbi: è la fortuna che bacia la bocca del cratere. La bocca della bella Sicilia.

le coccinelle sull'Etna
distese dell'Etna

distese d'Etna
l'Etna
Se dico Sicilia, dico isole Eolie. Pepite di varie grandezza che la mitologia greca vuole luogo di riparo del Dio Eolo, il domatore di venti e che spuntano dal mar Tirreno,sovrastando con la loro bellezza selvaggia. In questo mio viaggio visiterò Alicudi, Silicudi e Salina.Ad Alicudi, la più piccola isoletta dell’arcipelago detta anche dell’erica,il vostro miglior amico sarà un asinello. Non esistono né auto, né motorini ma solo strette e inerpicate mulattiere. Sarà il saggio animale a condurvi fino al Timpune delle femmine, zona in cui durante il saccheggio dei pirati, si rifugiavano donne e bambini. Filicudi, l’isola delle felci, è l’antico rifugio della foca monaca. Circumnavigando l’isola si può scorgere la Grotta del Bue Marino e la famosa Canna, luogo di pesca di spugne e aragoste. L’imponente roccia alta e appuntita che buca il mare, affascina e al tempo stesso mette un certo timore. Salina è l’isola dei capperi, le sue due montagne gemelle erano famose già ai Greci.E’ sulla spiaggia della Pollara che Troisi girò “Il postino”.

Alicudi
Filicudi
La "Canna"
Se dico Sicilia, dico Taormina. Folcloristica cittadina di importanza storica, mi saluta dapprima dall’alto mostrando la bellezza delle rovine del suo Teatro Greco Romano. Affacciandomi poi dalla sua terrazza a strapiombo sul mare ho riposato i miei occhi.Lo fece anche Oscar Wilde. Infine, se dico Sicilia, dico malinconia. Quella che mi assale rivivendo i momenti passati in questo posto incantato che ha dato sapore alle mie giornate. Cos’è una breve vacanza, in confronto a una vita che non è stanca di essere vissuta in Sicilia?!

spiaggia di Capo d'Orlando
Tramonto


Testo e foto di La Ste

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MADRE TERRA. PADRE MARE (Viaggio in Caicco)

Quest’anno potrebbe non essere la vacanza da urlo. Quella che alterna le spiagge affollate alla luce dello strobo delle disco più gettonate. Forse mi perderò l’odore dolciastro della crema protettiva del vicino d’ombrellone, i venditori della spiaggia che urlano “cocco bello, cocco fresco” e la movida più sfrenata, quella sempre attenta a captare volti noti della più chiacchierata coppia calciatore/velina della stagione. 

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Per la precisione quel tratto cristallino e imperturbabile del Mediterraneo che accarezza la costa turca facendola sorridere di uno splendente azzurro. 
Lì, dove le aree portuali ospitano maestose imbarcazioni locali chiamate Caicchi, che tempestano la costa come in una battaglia navale, salpo su uno di essi e col vento che spiega le vele ammiro la bandiera turca che danza sinuosa e si tinge di un rosso, se possibile ancora più intenso per via del tramonto che fa capolino dal mare. 

Una vacanza per rilassare e acuire i sensi, per ascoltare cos’ha da dire il silenzio dopo un intero anno passato a ignorarlo obbligatoriamente. Scaccio dalla mente Milano e serro la porta dei miei pensieri chiudendola fuori. Do, invece, il benvenuto ad una tipologia di vita molto semplice, scandita da giornate dominate dall’ozio totale. Quando il lento e costante dondolio della barca diventa una culla della quale non posso più fare a meno, mi accorgo della bellezza della vita vissuta in mare. 


La costa turca avvolge i sensi e li stravolge. Cambio rotta: guardo la terra dal mare. La mia terra ora è il mare. Il mio viaggio ha il sapore di erbe aromatiche selvaggiamente rigogliose che il vento fa arrivare a me, ha il colore intenso del sole che alto scalda il mare, delle serate dai tramonti arancioni e delle notti stellate. Sono le cicale a cantare per me; giorno e notte mi accompagnano con le loro serenate estive. La luna sembra ogni sera più piena e io sono piccola al suo cospetto. Le porgo il mio volto come faccio col sole, sapendo che lei non mi scotterà. Dondolo sull’amaca fino a conciliare il suo ritmo con quello dei miei sogni. 
Un solo piede poggiato sulla terra ferma interromperà, alla fine del mio sogno, quell’armonia ritrovata, quasi infantile. Voglio raccontarne la bellezza che percepisco dalla mancanza di ciò che avevo e che ora non ho più.
Ancora oggi, a giorni di distanza dalla mia esperienza, pare di sentire l’attività vibrante dell’acqua sotto i miei piedi. Quella forza che inizialmente aveva dell’innaturale e che coi giorni è diventata parte del mio essere attirandomi a sé come un potente magnete. Oggi provo a guardare il mare dalla terra, voglio capire che effetto mi fa. Lui ondeggia costante e io rimango ferma, imperturbabile nella mia noiosa staticità.
Guarda il reportage fotografico completo su fb QUI
Guarda il reportage fotografico completo su flickr QUI 

IL PERCORSO:


Da Bodrum nel Kerme (uno dei golfi più belli e meno abitati del mediterraneo), poi Knidos, Bozburun, Kadirga, Marmaris, Ekincik, Caunos, l’isola di Tersane. Dai luoghi fin troppo vivaci (Bodrum) alla calma più assoluta di Tersane, ove i carpentieri di Solimano prepararono i caicchi, che poi, da Marmaris, partirono alla conquista di Rodi. Caunos, testimone di tre differenti civiltà e le tombe licie di Dalyan, sulla cui spiaggia sabbiosa le tartarughe marine - caretta caretta - vanno a deporre le uova. paesaggi ritmati dalla musica delle cicale e dai cieli stellati.


Knidos e l'anfiteatro


Knidos: un tempo una delle colonie greche più ricche della costa dell’Asia Minore ora mostra le sue rovine, fra cui l’anfiteatro e il tempio di Afrodite. 










Un negozietto di Daçta


Datça: un tempo piccola località di pescatori, ora grazioso luogo di villeggiatura che tuttavia non è ancora congestionato dal traffico turistico di massa








Il porto di Bozburun

Bozburun: luogo idilliaco con acque cristalline, centro di pescatori e di cercatori di spugne, nonché sede di numerosi cantieri dove si costruiscono caicchi di tutte le stazze









Il Gran Bazar di Marmaris


Marmaris: attrezzatissima località di villeggiatura che, insieme a Bodrum e alla vicina isola di Rodi, è diventata punto di incontro delle imbarcazioni a vela dell’Egeo meridionale










Caunos e Dalyan: splendide località da visitare con una piccola imbarcazione locale, risalendo il fiume Dalyan attraverso la fitta vegetazione di canneti fino alle rovine dell’antica Caunos, con le sue interessanti tombe rupestri licie. Quì è possibile addentrarsi nell'area termale all'aperto, molto suggestiva, ai piedi delle montagne rigogliose, fare dei fanghi e poi immergersi nella piscina con acqua sui 40°.
Le tombe licie
L'area termale all'aperto
















Per maggiori informazioni su tour in caicco clicca QUI


INFO UTILI:


- Documenti d'identità: per i turisti italiani che si recano in Turchia con viaggi organizzati da Tour Operators non è necessario il passaporto, basta la semplice carta d'identità valida per l'espatrio e in corso di validità. Non è richiesto alcun visto. Non è accettata a cartad'identità elettronica con proroga cartacea.


- Vaccinazioni: non richieste


- Fuso Orario: Turchia + 1 ora rispetto all'Italia


- Clima e abbigliamento: sulla costa Egea da aprile a ottobre (mesi attivi per il tour in caicco) la temperatura si aggira sui 13°/26°. Si consiglia abbigliamento sportivo e informale e calzini per entrare nelle moschee. 


- Valuta: La lira turca è la moneta ufficiale locale (euro 1 = TL 200 c.a.). L'acquisto delle lire turche si può effettuare in banche ed uffici cambi, presenti ovunque. Viene accettato quasi ovunque l'euro


- Prefissi: da Turchia a Italia - 0039 più prefisso singola città, da Italia a Turchia - 0090 più prefisso delle varie località senza lo zero


- Corrente elettrica: 220 V con spina a due fasi e fori tondi come in Italia


- Cucina: saporita, poco speziata rispetto ad altri Paesi mediterranei




PUBBLICATO SU:  
http://viaggi.corriere.it/diari-di-viaggio/europa/turchia/madre_terra_padre_mare_158554.shtml



 All images by La Ste. Don't use or copy without permission


Testo e foto di La Ste
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