"Alla fine degli anni Settanta Barcellona era un'illusione di vicoli e viali in cui si poteva viaggiare a ritroso nel tempo di trenta o quarant'anni semplicemente oltrepassando la soglia di una portineria o di un caffè. Il tempo e la memoria, la storia e la finzione, si fondevano in quella città stregata come acquerelli sotto la pioggia. Fu lì, tra quelle strade ormai scomparse, che cattedrali e palazzi usciti da un libro di fiabe architettarono lo scenario di questa storia".
Ho preso in mano Marina e l'ho sfogliato non dandogli l'attenzione che, ora so per certo, avrebbe meritato.
Frettolosamente i miei pensieri l'hanno catalogato come un futile romanzo rosa, forse a causa del titolo per nulla convincente e "banalmente" dedicato ad una donna. Se solo avessi saputo....
Ho posato il libro su di un comodino e così l'ho lasciato per qualche tempo ad attirare polvere. L'ho ripescato per caso, in assenza di altri libri da leggere e ancora dubbiosa mi sono accorta che l'autore era Carlos Ruiz Zafòn, lo stesso de "L'ombra del vento" che ancora non ho letto (e che leggerò a breve), ma so essere diventato caso letterario internazionale.
Di questo libro ho amato l'anima gotica e la capacità descrittiva dell'autore dalla quale affiora tutta la passione per Barcellona. Leggendolo in alcune sue parti sembra davvero di essere catapultati fra le vie della ciudad Cataluña di fine IVII° Secolo.
Protagonisti due giovani ragazzi: Oscar e Marina che si incontrano e vivono un'avventura che a ritmo incalzante porta il lettore a divorare il libro fino alle ultime pagine.
La trama segue un filo tutt'altro che scontato e logico e presto il romanzo si ricopre di mistero e pathos.
Una vera e propria sorpresa per chi legge e che, presumibilmente, non si trova pronto ad affrontare un racconto in alcuni tratti horror e surreale, in altri anche fin troppo tristemente brusco.
Ho apprezzato un pò meno il "richiamo" e la somiglianza con uno dei classici della letteratura Horror "Frankestein" che fa un pò perdere, a Marina, credibilità.
Il finale è un pò "strappalacrime" e a mio parere un pò scontato rispetto alla trama del libro stesso. Però l'epilogo è la chiusura degna di uno scrittore come Zafòn che con il suo talento mi ha entusiasmata e catturata.
Sicuramente uno stile che ti invoglia a leggere altre opere dello stesso autore per ritrovarlo.
Quindi a presto con un altro racconto di Carlos Ruiz Zafòn
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