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mercoledì 18 gennaio 2012

Vivere e lavorare su COSTA CROCIERE: la testimonianza di Alice





















Oggi accogliamo la testimonianza della nostra web reporter, Alice, che ha avuto la possibilità di lavorare per Costa Crociere e che soprattutto in giorni come questi, a ridosso della tragedia che ha colpito Costa Concordia, sente il bisogno di condividere con Diquà&Dilà la sua esperienza e il suo pensiero, per far si che il lavoro e l'impegno di molte persone, non venga dimenticato.

Testo: Alice Fazio

Il mio primo imbarco è stato con Costa Crociere, su Costa Victoria.
Con questo mio intervento tengo a precisare alcune semplici cose. Innanzitutto è bene sapere che prima di un imbarco, il personale di bordo è soggetto ad alcune procedure che lo rendono idoneo a far parte dell'equipaggio. Inizialmente avviene l'addestramento con prove di efficienza fisica in piscina, con simulazioni di salvataggio, imbarco su zattera, primo soccorso e test psicoattitudinali.
Passate queste prove, è possibile ricevere l'idoneita' all'imbarco e quindi l' attestato che garantisce che l'addestramento sia andato a buon fine.
Tutti, e dico TUTTI, dal cameriere al receptionist, ai ragazzi delle pulizie non possono salire a bordo a meno che non siano stati addestrati a terra.
Una volta arrivati a bordo, il primo giorno non c'è neanche quasi il tempo di lasciare la valigia in cabina. Gli ufficiali addetti alla sicurezza  ti accolgono e ti portano spediti in giro per la nave dandoti tutte le nozioni necessarie su vari punti di riunione, sulle lance che si trovano a bordo, sulle zattere e così via.
Ogni membro dell'equipaggio, dopo una settimana di esercitazioni a bordo, sostiene un esame e solamente dopo aver superato questo step, ottiene un  ruolo ben preciso da tenere in caso di emergenza.

A bordo di una nave da crociera, le esercitazioni si effettuano regolarmente ogni due settimane in qualsiasi parte del mondo ci si trovi e durante tutto il periodo della durata del contratto si viene richiamati per rinfrescare la memoria sulla sicurezza.
Ad ogni inizio viaggio, seguendo la procedura, viene fatta la dimostrazione ai passeggeri in tutte le lingue, spiegandogli come si mettono i salvagenti, dove devono recarsi e come si devono disporre. Non starò quì a dilungarmi sul fatto che molte volte questa spiegazione viene presa un po' troppo alla leggera .

Io non sono quì per schierarmi nè da una parte, nè dall'altra, perchè so che quello che è successo è un episodio molto grave e che alcune persone devono giustamente assumersene le responsabilità. 
Il mio intervento ha solamente l'intento di precisare che il lavoro a bordo di una nave da crociera non e' tutto rose e fiori e divertimento. Si lavora tutti i giorni, per sei o più mesi senza mai tornare a casa e la libertà nei porti è relativa.
D'altro canto questa è un' esperienza che penso nessun altro lavoro sia capace di offrire. 
Se penso, ancora con i brividi che mi percorrono la schiena, alla tragedia che ha toccato i passeggeri della Concordia, non posso assolutamente credere che l'equipaggio non li abbia aiutati.
Duole il cuore e tanto, pensando che questa maestosa nave, questa città galleggiante, la vedevo quasi ogni settimana nel porto di Savona. Ma fa ancora più male pensare alle persone che come me ci hanno lavorato e ci lavorano, che sanno cosa vuol dire essere imbarcati con una compagnia seria dove la sicurezza viene prima di tutto.
So che lo sconforto provocato dalla perdita di molte persone viene prima di tutto e giustamente, ma dietro questo dramma che ci rende tutti impotenti, non si dovrebbe mai scordare che c'è gente che per mesi, per anni, quella nave la vive come se fosse una seconda casa. Una casa che finisci a tuo malgrado per amare, anche se spesso hai odiato a causa dei suoi ritmi serrati che impediscono ogni tentativo di riafferrare la propria vita privata.
E poi succede che scendi da questo mondo e ti accorgi che pardossalmente ti manca. Ti manca un sacco uscire sui suoi lunghi ponti all'aria aperta, ti manca incontrare gente di tutti i tipi, parlare alla bene e meglio tutte le lingue, fare nuove amicizie e lavorare a stretto contatto con mille personalità diverse, in un luogo di mezzo, un interstizio dove tradizioni e culture si mescolano convivendo. Tutto questo avviene proprio in mezzo al mare, quel mare che a volte, per quanto bello sia, diventa un nemico.

L'unica cosa che posso dire, oltre ad avere avuto la possibilità di riportare la mia esperienza, è che ringrazierò sempre Costa Crociere, perche' quando si è dentro un'esperienza del genere, ci si sente tutti parte di un'unica famiglia e io sono orgogliosa di essere stata fra questi.

Ne faccio parte più che mai oggi. 

3 commenti:

  1. Cara Alice, concordo in pieno con ciò che tu dici. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Molta gente lavora sodo quotidianamente per rendere indimenticabili le vacanze altrui. Io ho avuto la fortuna di viaggiare molto con Costa Crociere e mi sono sempre trovata bene e ammiro le persone che stanno tanto lontano da casa e hanno sempre il sorriso pronto dopo ore e ore di lavoro. In questi giorni ho seguito con trasporto molte trasmissioni e ieri sera Porta a Porta, dove un servizio sui ragazzi dell'equipaggio è andato in onda a mezzanotte inoltrata. Era presente anche un ragazzo ferito che ha salvato molte persone con un braccio rotto. Mi è dispiaciuto sentire giudizi negativi gratuiti, soprattutto quando un avvocato si è permesso di dire che "queste crociere sono per i poveri cristi" che con una cifra tipo 500 euro a testa non si può pretendere.... Invece di far sentire le voci, come le tue, dobbiamo essere costretti a sentire queste persone che si riempono la bocca di parole. Ti ringrazio per avermi fatto ricordare i bei momenti passati e colgo l'occasione per RINGRAZIARE TUTTO L'EQUIPAGGIO. Ma con questo non bisogna negare che se è successo ciò, la colpa è di qualcuno. Un caloroso saluto

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  2. Brava! ricordiamoci che c'è un mondo dietro le crociere.. e un sacco di persone che lavorano duramente.. Speriamo che questa bruttissima vicenda non lasci senza un lavoro, in questo periodo nero, molte persone.
    Gemma

    RispondiElimina
  3. Bhè di chi sia la colpa mi sembra abbastanza evidente...
    E vogliamo parlare del comandante De falco?!? grazie ai soliti giornalisti è diventato un eroe nazionale, facendo solo il suo lavoro (comodamente in ufficio) e cercando di far rinsavire un povero mentecatto (schettino ndr). Non dico che non sia giusto fargli un plauso che sicuramente merita, ma io probabilmente avrei dato maggior risalto al personale che, come dite giustamente voi, ha affrontato quella situazione in maniera umana prima ancora che professionale... non come qualche codardo...

    RispondiElimina

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