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mercoledì 9 novembre 2011

Rivincita di una pendolare repressa; dopo la protesta a Trenord, è il turno di ATM

Il titolo è abbastanza esaustivo, dopo la prima puntata dedicata qualche post fa (clicca QUI) alle mie lamentele nei confronti del servizio di Trenord, torna a grande richiesta, un altro articolo maligno, appositamente creato per i nostri amici di ATM.
Chiamatela par condicio, o rabbia repressa incurabile...mi accingo fra una pausa e un'altra (dopo aver sopportato fin troppo in questi giorni di delirio dovuti a scioperi, maltempo e varie) a stendere il mio papiro che invierò, niente di meno che in formato cartaceo (visto che sul portale ATM le proteste hanno un limite di 800 battute...furboni!!) all'indirizzo indicato sul sito.
Spenderò tempo, soldi e salute per esprimermi liberamente. Non importa se non si arriverà a niente.
Voglio portare avanti il mio pensiero, perchè sono una accanita sostenitrice del fatto che la maggior parte dei problemi che ha il nostro paese, siano purtroppo dovuti al silenzio delle persone che si "accoccolano" sulle situazioni apparentemente insormontabili.
Detto questo vi riporto una fedele copia della lettera che sto per spedire ad ATM:

Perdo una pausa pranzo (unico momento di tregua fra le mie otto insindacabili ore)  per portarvi le mie considerazioni, rimarcando il fatto che non mi si può imputare di essere fra quelli che non hanno niente di meglio da fare che rompere le uova nel paniere a voi “amici” di ATM.

La mia protesta, neanche tanto velata, parte da un concetto essenziale: il valore che solitamente do alle cose.

Valore che, allacciandomi all'efficienza (o inefficienza) di ATM, rimanda ad aspetti come: tempo, denaro e salute. Mi riferisco almeno a questi tre, benché ce ne siano tanti altri.

Infatti, mi basta portare a galla i problemi legati a questi tre semplici concetti per mettere in dubbio il vostro operato.

Al tempo do un valore altissimo, non solamente perché vivo in una società che non permette di arrivare in ritardo. Le ore, i minuti, i secondi ti rincorrono e ti superano e in questo caso è scocciante uscire di casa un’ora prima del previsto per guadagnarci solamente un ritardo, data la scarsa disponibilità di mezzi che, quando arrivano, arrivano stracolmi.

Soprattutto, per me è importante la qualità del tempo e detto questo, passare buona parte della mia giornata a rodermi il fegato per le vostre carenze di servizio, vuol dire sprecarne quantità e qualità.

Al secondo gradino di valori sta il denaro, ma badate bene, qua si tratta di gradini della stessa altezza, non di un podio. Ogni valore è strettamente legato e rapportato all’altro.

Dicevo del denaro, che mentre ogni mattina cerco in tutti i modi ed anche con una certa “violenza” di aggiudicarmi un cantuccio fra l’accalcamento di fortunati che riescono a far parte del gruppo bestiame di turno a bordo, mi chiedo quanto possano valere 1,50 euro.

Siamo sicuri che sia giusto pagare questo prezzo monetario (dato che paghiamo tanto anche in altri termini) per fare a “pugni” con chi sale prima di te?

La fermata dell’ATM diventa, nelle ore di punta, un campo da guerra e la gente per darsi il buongiorno, spinge e scalcia con tutta la rabbia che ha in corpo.

Di chi è la colpa? Lì ad accapigliarci ci siamo solo noi paganti.

E soprattutto, questo trattamento vale esattamente 1,50 euro?

Il terzo valore riguarda la salute. Scusate il moralismo ma io sull’autobus n.94 mi accorgo, benché fra i pigiati sia fra i più bassi, di poveri vecchi che faticano a stare in piedi e se non cadono è perché non c’è lo spazio fisico per permetterglielo, di mamme coi passeggini che sono costrette a stare sotto alla pioggia in attesa che passi un autobus meno pieno (che non arriverà mai) e di bambini che dal loro metro di altezza non riescono nemmeno a respirare. Molto banalmente, se cerchi di grattarti vieni linciata.



Ho bisogno di una risposta che non parta da una giustificazione perché da ATM, che mantiene il “monopolio” dei trasporti pubblici del Comune di Milano, mi aspetto chiarezza e considerazione. Sono un singolo utente, è vero, ma non per questo meno importante.

Sono autrice di un blog e scrivo per varie testate. Pubblicherò questa lettera ovunque io possa permettermi di farlo. Di rimando, farò lo stesso con la vostra risposta (se ci sarà).

Consiglio, inoltre, un’area attiva sul vostro sito dove gli utenti possano dire la loro alla luce del sole.

Un sito che sia uno specchio di ciò che realmente accade ogni giorno sulle strade milanesi e che vi possa dare una parvenza di credibilità.


Grazie per l'attenzione






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