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giovedì 6 dicembre 2012

Africa: il mio Kenya. Safari, mare, escursioni e tanti sorrisi.




















Prime riflessioni a caldo, di ritorno da un breve viaggio in Kenya. Le mie esperienze, ciò che ho fatto, cosa  no e cosa farei tornando li. Consigli sul Safari, su come rivolgersi alla gente del luogo e ai famosi beach boys :)

Premetto che un viaggio di una settimana in Kenya serve appena a farsi una vaga idea di come funzionino realmente le cose in questo affascinante paese pieno di contrasti. Chi parte per il Kenya, soggiorna in villaggio e prende parte alle varie escursioni organizzate non può che considerarsi un turista.
Io, mio malgrado, mi sono inizialmente adeguata allo status del perfetto turista. Quando ho capito cosa fare era già ora di partire.
Odio la vita da villaggio, sfuggo ai balli di gruppo, alle attività di risveglio muscolare, aerobica, gioco aperitivo e quant’altro.  Orde di signorotti italiani pretendono di arrivare in questa terra e riuscire ad osservarla con il cannocchiale, senza uscire dalla propria bolla e sfuggendo dalle usanze locali. La sera, appuntamento alle 21.30 in anfiteatro con lo spettacolo di cabaret, la giusta occasione per sfoderare orecchini, collane e tacchi mozzafiato. E’ questo il Kenya che mi aspettavo?


Il vero sport dell’italiano in vacanza in Kenya è snobbare i beach boys che a flotte ti investono e incredibilmente sanno tutto di te: quando arrivi, quando esci, con chi esci, cosa acquisti, da chi acquisti e quando riparti. Lo ammetto, sanno essere davvero fastidiosi!
Mozzarella”, ti chiamano scherzosamente per la tua pallida carnagione cosparsa di crema protettiva fattore 50. Ti offrono oggetti vari di artigianato locale in cambio di pochi soldi per acquistare farina e polenta (dicono) o li barattano per cappelli, teli mare, magliette e altri capi d'abbigliamento. Ti accompagnano lungo la battigia raccontandoti le loro usanze, mostrandoti coralli stelle marine, pesci dai colori variopinti, con la speranza di racimolare qualcosa.
Uscire dal villaggio non è facile. Io mi sono sentita come un animale in gabbia per il fatto di non avere la possibilità di evadere senza essere in qualche modo “fregata”.
Mi sono arresa alle escursioni turistiche con la speranza di poter almeno catturare la punta dell’essenza della gioia che questa terra può donare.

Per il Safari mi sono, ahimè, affidata ad un’agenzia turistica locale che si appoggiava al villaggio. Avrò modo di parlarne più in dettaglio ma posso anticipare che, ad oggi, tornando indietro, non avrei remore e mi fiderei dei beach boys. Magari non ciecamente, ma mi fiderei! La gente del luogo si è fatta furba e vive di turismo. Di povertà ce n’é tanta e, anche qui, c’è chi cerca in tutti i modi di lucrarci sopra. Ma posso dire di aver incontrato tante persone di cuore e su questo non ci sono dubbi.


Gli sguardi e i sorrisi dei bambini sono meravigliosi e non si può fare a meno di commuoversi. Ti senti un ladro a rubare foto di sguardi di gente che è a metà fra l’incuriosito (i bimbi guardano ammirati le macchine fotografiche e si divertono a vedere la loro immagine impressa su camera) e l’infastidito (provate voi ad essere oggetto d’attenzione di gente che vi flasha come foste animali rinchiusi in uno zoo).
Questo mio primo post l’ho dedicato, volutamente, alle prime impressioni che questa terra mi ha evocato. Pensieri a caldo che ho voluto esprimere prima che la quotidianità offuschi i ricordi delle emozioni che ora sento ancora vive.
Passerò man mano a raccontarvi tutte le esperienze vissute in Kenya!

Safari Blu Mangrovie >> con beach boys
Escursione ad Hell’s Kitchen >> con beach boys
Cena in spiaggia a Safina Beach Watamu

Per visualizzare l'album fotografico completo su facebook, clicca qui: VAI ALL'ALBUM

2 commenti:

  1. Le foto sono bellissime, posso solo immaginare come sia dal vivo!

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  2. Guarda Sere, sapevo che sarebbe stato bello, ma esserci è un'emozione indescrivibile che neanche le parole e le immagini possono! :)

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